Isole Cook: i nostri consigli per un viaggio tra le danze sensuali
Viaggio alle isole Cook, tra le danze sensuali
di Isa Grassano
Le ballerine si muovono leggiadre quasi fossero steli di erba cullati dal vento. Ballano una danza detta “tamure”, caratterizzata dal sensuale ondeggiamento dei fianchi. Vi capiterà di vederle ovunque all’isola di Rarotonga, una delle isole Cook, sparse nelle calde acque dell’Oceano Pacifico, con i loro abiti colorati e le perfette coroncine di fiori immancabili sulle teste. Il tutto accompagnato dal vigore dei tamburi suonati dagli uomini e altri strumenti oltre che da una forte energia. Si narra che quando arrivarono i primi missionari dall’Inghilterra (il loro arrivo seguì a quello degli esploratori, e per gran parte del XIX secolo controllarono saldamente la vita religiosa, scegliendo Rarotonga come centro amministrativo), terra in cui la popolazione era abituata a tenere un certo contegno, rimasero sconvolti trovandosi di fronte a persone così esuberanti e espansive.
Organizzate un viaggio in aprile, perché nella terza settimana si celebra l’Island Dance Festival Week, una manifestazione di gare di danza che culmina con l’elezione della danzatrice dell’anno (e vabbè anche del danzatore). Potrete anche esercitarvi ed imparare qualche passo sensuale.
Ovunque, il profumo dei fiori e la bellezza dei colori.
Si gira in uno spazio montagnoso ma circondato da spiagge bianchissime (tra cui quella di Muri), attorniate completamente da un’incredibile barriera corallina. Non perdete il mercato del sabato, dalle sei a mezzogiorno. Si chiama Punanga Nui Cultural Market, una via di mezzo tra un mercato agricolo, dove i contadini vendono i loro prodotti, e un mercato di souvenir. Vi si trova riunito il meglio dell’artigianato locale: strumenti musicali, i classici ukulele, e i cd di musica polinesiana, i tessuti colorati (grembiuli, tovaglie, copritavolo, parei, cuscini; da non perdere quelli di Chantal’s alla terza generazione), le conchiglie lavorate e le “tivaevae”, ovvero le coperte con applicazioni.
Trovate anche le “black pearls”, le perle nere. Anche se il nero ed il colore grigio combina tra loro molte tonalità e riflessi che vanno dal verde irridescente, al blu “oceano” fino al rosa, all’oro o all’insieme dei colori dell’arcobaleno. Occhio alla forma: sferiche, semi-sferiche, a goccia, circolari e a bottone. Più la forma è sferica e più è da considerarsi preziosa.
Per il soggiorno non c’è che l’imbarazzo della scelta. Se siete alla ricerca di qualcosa di intimo scegliete il The Little Polynesian (www.littlepolynesian.com). Solo 14 camere stile minimal chic, costruite con materiali tradizionali e arricchite da intarsi fatti a mano da un anziano artista locale. Rilassatevi sul patio o immerse nella vasca idromassaggio, nel cortile privato. Intorno la laguna, con i suoi colori ed il frangersi delle acque dell’oceano sulla barriera corallina.
Infine una curiosità. L’ arcipelago prende il nome da James Cook, eppure il Capitano non ha mai messo piede a Rarotonga. La sua ciurma (era il 1773) avvistò l’atollo Manuae e, in un viaggio successivo, mise piede sulla piccola e disabitata Palmerston. Ad esplorare Rarotonga furono, invece, i ribelli del Bounty, che si ammutinarono mentre navigavano tra queste acque. Tuttavia, si racconta che la prima visita registrata in zona fu quella di una nave commerciale in sosta per rifornimenti e protagonista di un episodio di cannibalismo. Parte dell’equipaggio fu ucciso e la moglie del comandante divenne un prelibato pranzetto per la gente del posto: l’isola entra nella storia come l’unica del Pacifico dove fu mangiata una donna.
Ma ora partite tranquille, sono fatti che appartengono alla storia. Da queste parti le amiche in viaggio sono le benvenute.
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