Diario di viaggio: Giordania

Diario di viaggio: Giordania, finalmente.

di Francesca Mancini

La Giordania è luce gialla e pietra rosa, è il paese dei mille deserti e delle tre strade che come pieghe di una stoffa lo attraversano.

Atterrate ad Amman nel pieno della notte e la mattina seguente affittate una macchina per visitare le rovine di Jerash, elegante città romana a poco meno di un’ora dalla capitale. Avrete qualche problema a districarvi nel traffico pazzo e indisciplinato di Amman per uscirne, ma con un po’ di pazienza e un navigatore, in mezz’ora avrete conquistato la libertà. Arrivate a Jerash quando il sole è già alto per godervi la luce dorata che avvolge tutti gli edifici. Superato l’imponente arco di Adriano, sotto il quale sosterete con il naso all’insù per almeno tre minuti, raggiungete il foro, incredibilmente ben conservato, e lì fate una pausa per ammirare la perfetta rotondità delle enormi colonne che fiere si battono contro lo scorrere dei secoli. Ora partite alla volta del cardo massimo. Nel pomeriggio, il sole proietterà lunghe ombre sulle strade pavimentate e tra le ombre vi sembrerà di vedere uomini e donne che in altri tempi lì si intrattenevano.

Se volete provare a immaginare come doveva essere vivere in questa grandiosa città mediorientale, mettete da parte la guida e giocate a perdervi tra le ripide colline che nascondono chiese, cattedrali, templi, terme e fontane. Il tempio di Artemide, il ninfeo, il teatro romano sono solo alcune delle bellezze che vi ritroverete ad ammirare.

La mattina seguente ripartite alla volta di Madaba, percorrendo la Strada dei Re che, anche se più lunga delle altre autostrade e superstrade giordane e con poche stazioni per fare rifornimento, è così bella che vale il rallentamento del viaggio. È la stessa strada che Mosè, più di tremila anni fa, chiese di percorrere per raggiungere la terra d’Israele. Fu usata da Nabatei, Romani, Ottomani, e ancora oggi collega il paese da Nord a Sud. Guidate con cautela – probabilmente incontrerete poche auto, ma i tornanti possono essere molto stretti – e mettete in conto lunghe soste per approfittare del silenzio e degli scenari mozzafiato che compaiono dietro ogni curva. Rocce tonde, appuntite, vallate gialle, dorate, bianche, ogni chilometro riserva sorprese. Una volta arrivati sulla valle del Wadi Mujib, inchioderete perché quello che vedrete non vi permetterà di procedere oltre: godetevi lo spettacolo naturale e approfittate della pace che quelle spaccature della terra infondono.

diario di viaggio: Giordania

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Giunti a Madaba, piccolo centro molto (troppo) trafficato, parcheggiata la macchina cominciate dalla cosa più interessante: la chiesa di San Giorgio dove è conservato un grande mosaico bizantino che riproduce la Terra Santa così come appariva agli occhi dei monaci della Palestina ben tredici secoli fa. A noi magari sembra piuttosto un fumetto. Divertitevi a decifrare la mappa, ad associare disegni e simboli a luoghi e personaggi della Bibbia. A pochi metri dalla chiesa, si trova un grande museo all’aperto, che conserva altri mosaici, specialità cittadina, e poco più avanti il Museo Civico, dove potrete leggere storie e leggende locali.

Ora, se il tramonto è ancora lontano, proseguite verso sud e raggiungete il grandioso castello di Karak, il più famoso della Giordania. Vi apparirà all’improvviso, voltata una curva, e vi sembrerà di andare indietro nel tempo. La rocca crociata merita una lunga sosta. Inoltratevi tra le sue mille gallerie e stanze buie, rischiarate solo dalla luce del sole che filtra dagli alti lucernari.

Ora basta cultura, basta guide, basta bottigliette d’acqua e zaini in spalla. Raggiungete il Mar Morto e prenotate una notte in uno dei resort della zona: sono costosi ma è il modo più semplice per dormire sulla costa, così spoglia da risultare di tanto in tanto spettrale, immersa com’è in un’eterna foschia – siamo d’altronde in una conca, sotto il livello del mare. Saranno ventiquattr’ore da favola tra piscine riscaldate, centri benessere, buffet luculliani e suite principesche. Raggiungete la spiaggia, infilate le mani in uno dei barili pieni di fango posti a riva e ricopritevi il corpo fino a diventare una specie di mimi un po’ goffi. Poi, scivolosi e impacciati, attaccatevi alle lunghe corde che come chauffeur inappuntabili sono lì pronte ad accompagnarvi tra le acque calme del salatissimo bacino d’acqua. Vi capiterà di notare che è impossibile affondare, ma anche nuotare; cercate di non sbilanciarvi in avanti e finire con la faccia in acqua: il sale pizzica. Rimanete a mollo per venti minuti – il massimo consentito – poi uscite e andate a rilassarvi al bar.

diario di viaggio: Giordania

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Dal resort kitsch alla tenda beduina romantica ed essenziale adagiata sulle dune rosse del deserto, il passo è breve: qualche ora di macchina tra paesaggi lunari e piccoli villaggi di pastori e affonderete i piedi nelle morbide e calde sabbie dello strabiliante Wadi Rum, cavalcherete dune imprevedibili su jeep impazzite, fendendo canyon alla scoperta di petroglifi, rocce che hanno le forme di serpenti, oasi, archi e ponti da scalare. Dopo ore tra le jabal (montagne) che si ergono dal nulla, tornate al vostro campo e rifocillatevi intorno a un fuoco scoppiettante gustando una cena beduina a base di carne di pollo e agnello, che vi serviranno spezzandola con le mani dentro enormi padelle roventi. Quando le stelle avranno ormai rubato la scena a rocce e dune, allontanatevi dalla tenda e affrontate il silenzio straniante e faticoso che il deserto ha in serbo per voi.

diario di viaggio: Giordania

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Il viaggio in Giordania non può essere considerato tale se non si cammina per almeno due giorni, otto ore al giorno, tra le rovine di Petra. E anche se non lo metterete in conto, guarderete l’orologio quando il sole comincia a calare e vi accorgerete che siete in giro da un’eternità. Davanti alle tombe colossali, ai templi nascosti tra le rocce, alle ripide scalinate che sembrano portarvi a un dito dal cielo e che invece vi faranno raggiungere ripari beduini improvvisati a strapiombo sui tesori della città, le parole possono poco. Svegliatevi all’alba per vederla vuota (i gruppi organizzati arrivano verso le 10:30), percorrerete la gola del siq insieme a pochi altri turisti che come voi (e come me) aspettavano questo momento da anni, e quando la fessura che si apre sul El Khasneh vi apparirà davanti, batterete più volte gli occhi per assicurarvi che non state sognando. C’è la facciata di un palazzo antico scolpita nella montagna. E non è un palazzo. È una tomba. Questo è solo l’inizio di un lungo viaggio che al mattino ha il colore dell’oro, al pomeriggio quello dell’ambra e alla sera un rosa quasi dolomitico. Petra cambia sfumature sotto i vostri piedi e le vostre mani, che pestano sabbia e si aggrappano alla roccia per scoprire la successiva meraviglia. Petra è infinita, non bastano ore, giorni, guide per conoscerla. È come un classico, ogni volta che lo si legge vi si scopre qualcosa di nuovo: e rivedendo le stesse tombe il mattino dopo, vi colpiranno più della prima volta. Scattate pure duecento foto con il cellulare: comunque, vi basterà il ricordo.

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