ARE Terre del Negroamaro Fest – Guagnano – Lecce
Con la collaborazione di Lucrezia Argentiero.
Un immenso albero, privo di tronco, radici e foglie, dai rami sottili ma vigorosi, si staglia senza fine davanti ai nostri occhi. Sui rami prendono forma alcuni grappoli d’uva con degli acini tondi, densi e invitanti. Sono di un rosa quasi primordiale. Non siamo dinanzi ad un paesaggio reale, ma è come se lo fosse, perché in questo magnifico murale tutto è vibrante, energico, essenziale, è vita che viene fuori dalla rappresentazione e avvolge, conducendoci per mano, in un mondo che pulsa di passione, sangue e terra.
“Germinazioni3” è il titolo che il maestro Ercole Pignatelli, grande protagonista della cultura figurativa europea degli anni sessanta, ha dato alla sua opera.
Non siamo in un celebre museo che ospita i suoi lavori, ma ci troviamo in una cantina vinicola. E che cantina! Per la precisione Cantina Moros, un luogo dove si coltiva la bellezza e la passione. Dove? A Guagnano, paesino del Nord Salento, patria di quel nettare sublime degli dei denominato da noi mortali negroamaro. Moros è un inno all’autenticità di questo vitigno, vera identità del territorio, qui celebrato in ogni dove. Le bottiglie appese a un filo suonano ad un tocco leggero e ti fanno comprendere che il vino è armonia, è condivisione, è musica. Ed è cultura. Le parole di Claudio Quarta, ricercatore e imprenditore farmaceutico approdato in America e ritornato in Puglia seguendo il fil rouge della sua terra, denotano un respiro internazionale, che abbraccia saperi e sapori ad un’eloquenza sobria, pacata, mai saccente.
La figlia, Alessandra, come un novello Virgilio, ci conduce giù in bottaia, nel ventre dell’azienda, dove sono gelosamente custoditi i preziosi reperti della storia del vino nel “Museo del Simposio”. Ad un certo punto è come se ci ritrovassimo nella stiva di una nave di pirati: alcuni vini sono stati fatti invecchiare in fondo al mare, che ha dato loro sfumature di colore, aroma e sapore unici, oltre ad un aspetto originalissimo delle bottiglie, quasi corrose dal sale, che ricordano le magia delle onde e di chissà quali segreti nascosti e chiusi con i tappi di sughero.
Di scrigno in scrigno, ci tuffiamo in un’altra cantina. Abbiamo appena scoperto che Guagnano ha più cantine che campanili. Nelle vene degli abitanti a quanto pare scorre Negroamaro e ne vogliamo sapere ancora. Entriamo nelle “Cantine Leuci“ e anche qui altra grande sorpresa.
L’incontro di questa lungimirante azienda con la cultura ebraica ha dato vita ad un progetto imprenditoriale di grande spessore, grazie al quale vengono qui prodotti i vini kosher, seguendo dei protocolli molto rigidi sotto il controllo del rabbino Hochman. Una sfida tutta pugliese che è risultata vincente sul mercato internazionale e non solo di quello strettamente legato al mondo ebraico.
Terza cantina. “Cosimo Taurino“. Scopriamo che da ben sette generazioni la famiglia Taurino si dedica alla coltivazione della vite con caparbietà e dedizione. E se gli iniziali successi commerciali furono conseguiti negli anni trenta dal padre di Cosimo, con i vini da taglio spediti al Nord come aggiunta per altri vini meno poderosi, negli anni ‘70 la grande scommessa di trasformare, affinare e imbottigliare la propria produzione vinicola viene vinta, con uno scatto d’orgoglio che è diventato il vero riscatto di questa terra.
Riscatto che pulsa in maniera energica anche tra le righe della storia della cantina “Feudi di Guagnano”. Nel 2002, infatti, tre fratelli, Gianvito, Carlo e Franco, salvano dall’abbandono gli antichi vigneti di negroamaro appartenuti ai loro antenati e danno vita ad una cantina diffusa, che consta di due unità produttive.
Una è situata a Guagnano, la sede storica, dove accanto alla sala degustazioni vi è una fornitissima wine library e soprattutto una zona dedicata ai bambini, uno spazio per dare sfogo alla loro creatività e fantasia con colori e matite, per intrattenerli mentre i loro genitori degustano. L’altra è a Campi Salentina, dove ci sono gli impianti di vinificazione, l’antica bottaia e un museo del vino. Cinque chilometri di distanza tra i due siti, in realtà uniti da ininterrotte distese di vigneti: la loro “cantina diffusa”.
Di sorso in sorso approdiamo a “Cantele”. Qui la storia sa di futuro. Lo percepisci già dall’ingresso, una struttura imponente, moderna, accogliente. Lo avverti dal racconto di Umberto, uno dei nipoti di Teresa Manara e Giovanni Battista Cantele, che giunti per la prima volta a Lecce negli anni venti del secolo scorso, si innamorarono del silenzio surreale che pervadeva questa terra allora aspra e brulla e decisero di trasferirsi in questo profondo Sud. Oggi l’azienda, infatti, con le radici che affondano nella solida storia di famiglia, ha colto le sfide del mercato globale, adottando sistemi innovativi all’avanguardia in grado di garantire ed esaltare le caratteristiche di qualità, tipicità e sicurezza dei vini pugliesi, mantenendo standard di eccellenza nel mondo.
Ed anche il laboratorio sinestetico è un ambiente innovativo, in cui la ricerca della multisensorialità ha dato forma ed espressione ai cinque sensi. Le stanze delle idee ci guidano attraverso un percorso artistico e gastronomico unico, in cui le degustazioni wine and food si fondono con mostre d’arte, musica dal vivo, sessioni didattiche, attività ricreative, momenti conviviali e di ricerca stilistica, sempre in sinergia con l’ambiente esterno, con i suoi profumi, i suoi colori, le sue vibrazioni.
Chiudiamo questo strepitoso wine tour con la “Cantina di Guagnano Società Cooperativa Enotria”, la prima cantina sociale fondata a Guagnano nel 1960. Nata dall’esigenza dei piccoli agricoltori del territorio che volevano condividere sacrifici e risultati del loro duro lavoro giornaliero, negli anni i suoi soci si sono lasciati affiancare da enologi esperti e professionisti che li hanno traghettati verso nuovi orizzonti commerciali.
Oggi la presidente è Roberta di Mattina, nata e cresciuta in Brasile ma con salde radici pugliesi, che ha colto la non facile sfida di unire grandi e piccoli proprietari per rivendicare la nobiltà della sua terra e del suo nettare prelibato.
E adesso ci troviamo qui, fra i vicoli bianchi e assolati di questa comunità di poco più di cinque mila anime, che celebra la sua stessa essenza con un festival, /are Terre del Negroamaro Fest. Una due giorni in cui il territorio si svela attraverso i racconti, le note, l’arte, i frutti ed i sorrisi di una gente straordinaria che sa accogliere, abbracciare, invitare a passo lento e sicuro. Fiera di un percorso unico che l’ha resa protagonista di un riscatto atavico, da terra di vini da taglio che servivano a raffinare vini più blasonati a regno incontrastato di una produzione vinicola che ha varcato da anni i confini nazionali, per affermarsi sui mercati esteri con la sua etichetta, il suo stile, il suo aroma, il suo nome. Negroamaro. Guagnano. Salento. Puglia. Sud Italia.
Sarà stata durissima per i pionieri di questa rivoluzione copernicana, all’inizio dell’epica impresa, soltanto indicare su una carta geografica agli acquirenti degli sconfinati States o del lontanissimo Estremo Oriente, la provenienza di un vino sconosciuto, ma così prelibato. Ma chissà quale soddisfazione quando il Negroamaro e tutto le note di quell’arcano Sud, versate in un calice, hanno cominciato a vibrare in atmosfere lontane eppure piano piano sempre più prossime, più suadenti, non più irraggiungibili. E poi la conquista. Ogni giorno da nutrire, alimentare, coltivare, ma ormai raggiunta, non più una chimera. Un dono quasi inaspettato e strameritato, quello della fama internazionale, ad una terra dalla sorprendente fertilità naturale e a donne e uomini sognatori, pionieri di un sogno chiamato Negroamaro. Un sogno che può e deve continuare, facendo intrecciare la memoria del passato all’intuizione di rendere il Salento il centro di una nuova esistenza e Guagnano destinazione turistica di eccellenza in tutte le stagioni. Occorre solo crederci. In fondo, lo state già facendo. Basta alzare ancora più in alto i calici e brindare tutti assieme!
Teenager vintage e instancabile sognatrice, sempre con la testa per aria ed il naso all’insù. Puglia nel cuore e mare nell’anima. Da guida turistica e ambientale, tour organizer e oggi host, adoro accogliere i miei ospiti che provengono da ogni parte del mondo, dando loro suggerimenti e idee per farli innamorare del tacco d’Italia. Dimenticavo, nel tempo libero sono una docente a Ostuni e soprattutto una mamma e una donna felice.