Sulla terrazza di Portonovo
Sulla terrazza di Portonovo
di Rosa Piccante
Dopo un po’ di tempo, tornano i racconti erotici di Rosa Piccante. Emozioni, incontri e sesso sul mare
La notizia arrivò come una doccia fredda per entrambi.
Non è consentito spostarsi dalla propria regione. Eravamo nei guai grossi, non ci saremmo visti per almeno un mese, nella migliore delle ipotesi. Colpa di quel maledetto Covid 19. L’ultima volta era stato bellissimo, eravamo in una locanda in quel di Sirolo, nel Parco del Conero, luogo affascinante di suo, e ogni volta che ci incontravamo erano fuochi d’artificio, a dir poco. E ora distanti come avremmo fatto? Ma facciamo un piccolo passo indietro, ci eravamo conosciuti a una festa di amici. Luana, la mia compagna dai tempi del liceo, mi aveva invitato con la promessa che avrei conosciuto bella gente. Amica mia come avevi ragione. Flavio era un ragazzo di buona famiglia, come suol dirsi, il padre notaio e la madre insegnante di lettere. Per lui erano già aperte le porte dello studio del padre. Dal canto mio non me la passavo male, con i due negozi di estetica che gestivo dopo che mia madre mi aveva lasciato il testimone. Alla festa tutto cominciò con un’occhiata, prima furtiva, poi più cercata. Avevo indossato per l’occasione un abito corto che mi lasciava scoperte le gambe, che non erano niente male a detta di tutti, ma il mio pezzo forte era il lato b.
E modestamente non esitavo a evidenziarlo. Insomma, diciamo che sia io che Luana avevamo individuato la persona giusta con cui dialogare e far trascorrere la serata e chissà il dopo. La terrazza aveva una vista spettacolare sul mare di Portonovo nel Parco del Conero, a due passi da Ancona. Flavio conosceva Luana dai tempi dell’università, e per quanto lui ci avesse provato con lei, aveva sempre rimandato al mittente i suoi propositi.
Buon per me. Con un calice di bollicine in mano ci stavamo raccontando le nostre vite, anche i recenti fallimenti amorosi. Eravamo reduci da due storie finite, durate quasi dieci anni, a me avevano lasciato il segno, e soprattutto mi avevano fatto capire che nulla è per sempre e la vita va goduta e non repressa. Flavio da quel lato era più malleabile, forse più disposto a perdonare, io tutt’altro. Dopo un quarto d’ora di conversazione avevo già capito che Flavio era l’uomo giusto capitato al momento giusto. Il discorso si concentrò subito sulle preferenze sessuali. Senza preamboli. Flavio mi colpì con una sola frase: “prima voglio soddisfare la mia donna, poi ci sono io”. Wow. Stentavo a crederci, un uomo che mette al primo posto la donna non mi era ancora capitato. La curiosità era salita a mille. Con noncuranza, si fa per dire, spostavo la ciocca di capelli per lasciare scoperta la spalla, che sull’uomo ha sempre un certo effetto. Era un chiaro segnale dei segni, volevo essere accarezzata, e Flavio non si fece pregare, si capiva che aveva una certa esperienza e sfrontatezza. Mise le sue dita tra i miei capelli e avvicinò le sue labbra alle mie. Un bacio delicato, quasi riservato, ma molto profondo. Le nostre lingue in un attimo iniziarono a roteare e a rincorrersi in quel breve spazio. Pure le mani, infilò la sua mano destra nella scollatura della schiena e la premette verso il suo corpo. Accidenti, era già “armato” di tutto punto il ragazzo, il mio corpo fu pervaso da un brivido che mi lasciò senza fiato.
“Aspetta, non ti sembra di correre un po’ troppo? Non ci siamo scambiati neppure i cellulari” provai a dire ma senza molta convinzione e senza preoccuparmi di che fine avesse fatto Luana.
Ma la passione a volte pervade la ragione, e così mi feci trascinare in quel turbinìo di emozione e godimento. Iniziai a sentirmi bagnata, e quando accadeva questo ero in balia delle onde. Appoggiati alla balaustra eravamo troppo visibili, ci spostammo in una zona più appartata e al buio. Non so come, ma in un attimo mi tirò giù la zip del vestito lasciando i miei seni alla sua mercé. Succhiava delicatamente i capezzoli e questo accresceva il mio desiderio, lasciando le mie parti basse in un mare di guai. Lo volli sfidare, mi accovacciai all’altezza del suo pene e in un attimo lo presi in bocca. Sentivo dalle contrazioni del suo corpo che gradiva assai il mio trattamento benefico dedicato alla sua artiglieria. Con la lingua solleticavo i suoi testicoli, poi salivo e scendevo per fargli provare il massimo delle emozioni, stando bene attenta a fermarmi al momento giusto, non volevo finire in quel modo. Intanto mi sentivo sempre più fradicia. Mi rialzai e Flavio iniziò a titillarmi il clitoride, stavo quasi per perdere i sensi, quando lui mi abbracciò e mi sollevò di peso, capirai 50 chili contro quasi 90, roba da ridere per lui.
Il suo uccello non fece fatica a trovare il suo nido. Mi dondolavo come un pendolo su e giù e a ogni spinta erano sussulti di piacere. Gli stringevo i capezzoli al punto di fargli male, ma tutto questo accresceva il suo stato di ebbrezza. Le nostre bocche si cercavano e le nostre lingue si intrecciavano in un bacio pieno di erotismo. Sentii il suo corpo irrigidirsi e quando lui liberò dentro di me tutto il suo piacere io lo ricambiai con un orgasmo senza fine. Come diceva Mina in una canzone: “quando insieme si finisce con lo stesso grido”. Questo è solo l’inizio. Siete curiose di conoscere il seguito? Seguitemi prossimamente…