«Basta che torni» di Francesco Arca
«Basta che torni» è ciò che Francesco Arca da ragazzino diceva a suo padre Silvano, ufficiale dell’esercito, ogni volta che partiva per una missione militare. Ma non tutti i desideri si avverano. E un giorno suo padre non è tornato. Non da uno dei luoghi di guerra, come si potrebbe pensare, ma da una battuta di caccia, a causa di un misterioso incidente. Francesco ha solo sedici anni e niente sarà più come prima. Dopo tanti anni, il popolare attore, classe 1979, tra i volti più amati di cinema e televisione, ha trovato la forza di raccontare questo dolore profondo. L’ha fatto in un libro per Mondadori, Basta che torni, una sorta di lettera in cui svela tutta la vicenda e i dubbi ad essa collegata – fu davvero un incidente? – e recupera i suoi ricordi. «Stavo cominciando a perdere la memoria di mio padre, non ricordavo più né la sua voce né il suo profumo e questa cosa mi ha spaventato molto. Mio papà se ne è andato troppo presto e ho sentito la necessità di fare qualcosa che non me lo facesse dimenticare», ha detto.
Quanto un libro di questo tipo può aiutare a chiudere il cerchio?
«Per quanto mi riguarda questo libro mi ha aiutato moltissimo: è stato un viaggio terapeutico nel passato e lo smarrimento per la perdita improvvisa di un padre. Ho imparato a convivere con il dolore che si è fatto strada tra la rabbia che provavo, ma non passa un solo giorno in cui non pensi a lui».
Parliamo della copertina. Cosa rappresenta?
«La foto ci ritrae mentre eravamo a Is Arutas, in Sardegna, ed è la rappresentazione perfetta del rapporto che avevo con lui. Stavamo pescando ed eravamo distanti, ma nonostante i nostri sguardi fossero rivolti altrove, potevamo sempre contare l’uno sull’altro».
È più difficile essere un buon padre, non avendone più uno a fare da guida?
«Sicuramente agli inizi è stato complicato perché avrei avuto tante cose da chiedergli e avrei voluto rubargli tanti consigli, ma lui mi guida anche senza essere presente. Ai miei figli – Maria Sole, 9 anni e Brando Maria, 6 (avuti con Irene Capuano, ndr) – sto cercando di trasmettere tutto ciò che mio padre ha insegnato a me e mia sorella».
Tra le righe scrive che cucinare la rilassa. Qual è il piatto che le viene meglio?
«Cucinare rappresenta un momento di condivisione con la mia famiglia, soprattutto la domenica. I piatti della tradizione toscana, specie quelli tramandati da mia nonna e mia madre, come lo stracotto fiorentino o il sugo di costine fanno parte dei miei cavalli di battaglia. Le mie radici attraversano anche la buona tavola, quei sapori mi ricordano immediatamente i momenti felici della mia infanzia».
Nel libro affronta anche temi di attualità, la guerra in Ucraina, la violenza sulle donne. Qual è il messaggio che vuole dare?
«Dai libri si possono trarre insegnamenti positivi. Il messaggio che vorrei trasmettere è l’amore e il rispetto verso il prossimo, soprattutto in questi anni dove la violenza è ovunque. E mi auguro che se qualcuno ha visto o sentito qualcosa circa quella uccisione, possa parlare dopo tanti anni».
Se suo padre potesse tornare solo per un giorno. cosa gli direbbe?
«Avrei così tante cose da dirgli che non saprei da dove cominciare. Forse, però, la prima cosa che farei è presentargli la mia famiglia che amo e di cui sono orgoglioso. Lo sarebbe stato pure lui».
Tempo di vacanze estive, cosa sceglie mare o montagna?
«Tutti a casa amiamo il mare e pertanto scegliamo sempre una meta marittima. Molto probabilmente andremo in Sardegna, ma organizziamo sempre un po’ all’ultimo momento».
Infine, cosa bolle in pentola per i prossimi mesi?
«Sono reduce da un’esperienza pazzesca a Madrid, dove mi sono fermato tre mesi sul set di una serie spagnola, “Cuatro Estrellas”. Spero di avere altre opportunità come questa. Intanto ho tanti progetti in mente, vedremo».
Basta sentirmi parlare per intuire il mio attaccamento alla Basilicata. Nonostante viva a Bologna da tanti anni e ami questa città, ho mantenuto una visione Sudcentrica della vita. Giornalista professionista, tutor al master in giornalismo, scrittrice e soprattutto “ragazza” piena di energia. Ho una valigia sempre pronta, anche se a ogni viaggio dimentico qualcosa. Vivrei in estate tutto l’anno e sogno una casa vista mare. Scrivo libri di curiosità (Book Sun Lover) e romanzi (“Un giorno sì un altro no”, “Come un fiore sul quaderno”). Leggo tanto, sorrido ancora di più.