Victoria Fante a check-in vip

 Victoria Fante a check-in vip

 

É stato magico ascoltare Victoria Fante leggere con calma, in inglese, le lettere di suo padre John Fante, durante l’ottava edizione del Festival “Il Dio di mio padre”, a Torricella Peligna in Abruzzo, dedicato proprio al grande scrittore italoamericano (www.johnfante.org).

L’abbiamo incontrata per due chiacchiere al volo e ci ha conquistato per il suo sorriso straripante ma anche per il suo look semplice e casual (scarpe basse, pantaloni e maglietta). Victoria è una grande viaggiatrice, soprattutto con le parole, e come tutte le figlie femmine ha un grande legame con il padre.

 

Che rapporto avevi con tuo padre?

Ero molto legata, soffro ancora oggi dopo 30 anni per la sua perdita. Ne sento la mancanza. Per me era un uomo speciale, un grande, il nostro era un rapporto ancestrale.

 

Quanti ricordi ti legano a Torricella Peligna, paese d’origine di tuo padre?

Sono affascinata da questo paesino di 1500 anime da cui è partito mio nonno, agli inizi del 900, con destinazione l’America. Mi piace la tranquillità di questi luoghi, le persone, l’aria che si respira.

 

Victoria Fante

Victoria Fante

Ami viaggiare?

Vivo a Malibù ma viaggio molto. Non amo particolarmente New York ma adoro la costa west degli Stati uniti e ovviamente l’Italia e quest’angolo di Abruzzo che mi riporta alle mie radici. Ci torno ogni anno. Qui mi sento a casa. Tutti mi conoscono e mi salutano. Tutti mostrano affetto per la nostra famiglia.

 

Cosa ti piace di questo festival?

Mi piace tuffarmi nel mondo dei ricordi. Quest’anno poi ho apprezzato molto il fatto che sia stato un inno alle donne. Il Premio opera inedita è andato ad una donna, Simona Baldelli, che racconta la storia di una donna Evelina. La bambina è abituata a una vita dura nella campagna delle Marche dove vive con la sua famiglia, ma nel suo modo di vedere la violenza della realtà è sempre accompagnata dalla magia. Realtà e magia si mescolano e si intrecciano, facendo rivivere il mondo contadino e insieme quello delle fiabe.

 

Tornerai anche l’anno prossimo?

Farò il possibile. Intanto il mio è un arrivederci con le parole di mio padre: «Ci saranno momenti di confusione e momenti di desiderio, e altri in cui la mia solitudine verrà alleviata solo dalle lacrime che, come uccellini bagnati, cadranno ad ammorbidire le mie labbra aride. Ma ci sarà consolazione e ci sarà bellezza, come l’amore di qualche fanciulla morta. Ci saranno risate soffocate e la quieta attesa della notte e una tenue paura dell’abbraccio avvolgente e derisorio della morte».

 

 

 

 

 

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