Catania con lo sguardo all’insù

Si racconta che “quando il vulcano starnuta, Catania trema”, e s’intuisce subito quanto la città dipenda dall’Etna, il vulcano attivo più alto d’Europa (3.340 metri d’altezza) e Patrimonio Mondiale dell’Unesco. Tutto ruota intorno alla “Muntagna”, come la chiamano i siciliani, che in queste settimane godono di un incantevole spettacolo della natura: fontane di lapilli, esplosioni e colate, boati e sbuffi di cenere. Al tramonto i bagliori rosso-arancio illuminano il cielo più che i fuochi d’artificio. L’attività esplosiva in corso dal Nuovo Cratere di Sud Est sembra una magia, e forse lo è.

Con lo sguardo all’insù

Forse è davvero la fùcina degli dèi. L’eruzione è un fenomeno primordiale che trasmette energia, forza vitale. La scalata ai crateri sommitali dell’Etna è un’esperienza emozionante. Dai 2.500 metri in su è d’obbligo l’accompagnamento di guide autorizzate (etnawalk.it), soprattutto dopo i recenti casi di cronaca (l’eruzione ha provocato feriti). In quota ci si sente liberi. La magnificenza dell’Etna trasmette bellezza, una sorta di paura mista a fragilità. Il respiro del vulcano impone silenzio, esige uno sguardo attento. Lei, la montagna, muta sempre. Il paesaggio disegnato dalle eruzioni è in movimento, anche la cima non è mai la stessa rispetto al passato. Il più bel “balcone” per affacciarsi sulla Sicilia. Sullo sfondo il blu intenso del Mediterraneo. Alexandre Dumas dichiarò: «nulla è paragonabile a ciò che si vede dall’alto dell’Etna… Mai avevo visto Dio così da vicino, né mai l’avevo visto così grande». Come dargli torto?

Poi, una volta scese, dedicatevi a scoprire Catania. Bisognerebbe camminare sempre con lo sguardo in alto per accorgersi di tutte le chicche che Catania nasconde. A iniziare dalle insegne delle vie, come via Bottoni, dove affacciano tutti i negozi di antiche mercerie, o via Transito che – come si intuisce dal nome – è quella delle agenzie funebri. E proseguendo con le facciate delle chiese, come merletti di pietra, e dei numerosi palazzi nobiliari, per scoprire dettagli anche licenziosi come le cariatidi che reggono un balcone del palazzo abitato dallo scrittore Domenico Tempio, detto Micio (in via Vittorio Emanuele, al civico 140). Agli estremi ci sono dei puttini – in pietra lavica scolpita – che si dedicano all’autoerotismo.

Pure in piazza Duomo gli occhi devono essere rivolti verso l’alto, verso U’ Liotru, la fontana dell’elefante, che regge sulla schiena un obelisco di granito. Il termine è una correzione dialettale del nome di Elidoro, un dotto locale che venne bruciato vivo perché, non essendo riuscito a diventare vescovo della città, disturbava le funzioni sacre con magie e sortilegi, tra cui quella di far camminare l’elefante di pietra. Dicono da queste parti che il sedere del pachiderma porti fortuna. Quindi vale la pena, che ci si creda o meno, di dare un’occhiata all’altezza del deretano, per poi voltarsi verso la cattedrale di Sant’Agata, adornata da statue bianche che ritraggono santi e vescovi della cristianità. La magnifica facciata barocca, oggi patrimonio mondiale dell’umanità, è un vero e proprio capolavoro, opera di Giovanni Battista Vaccarini.

Cattedrale di Sant’Agata

E ancora guardando in su si nota la statua del compositore di musica operistica Vincenzo Bellini (sepolto nel duomo dopo che le sue spoglie furono traslate da Parigi ove l’artista morì a soli 34 anni, mentre la chiesa dei Minoriti conserva ancora l’organo neogotico dove Bellini si dilettava a suonare), sorretta da sette scalini, il numero delle note del pentagramma. Qualunque sia la via o la piazza in cui vi trovate, continuate a muovervi in “altezza”: le terrazze fiorite, arricchite da anfore in ceramica di Caltagirone, e le tipiche ringhiere in ferro battuto sono altre vedute che inebrieranno la vostra vista e i vostri sensi.

Info: www.comune.catania.it

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