A Rimini la voce di Fellini (a 30 anni dalla sua morte)

“Rimini è un pastrocchio, confuso, pauroso, tenero, con questo grande respiro, questo moto aperto del mare”. Così Federico Fellini parlava della sua città natale e oggi la sua voce a 30 anni dalla morte (il 31 ottobre 1993) è più viva che mai.

di Isa Grassano

Pur essendo andato via nel 1939, alla volta di Roma per inseguire il sogno del cinema, Fellini non se ne andò mai completamente da Rimini e sempre sentì per “il Paese”, come lo definiva, un sentimento di nostalgia, specie per il mare d’inverno. Non riprese mai cinematograficamente la cittadina in nessuna delle sue pellicole, ma spesso essa emerse nei suoi pensieri e nei suoi lavori.

FELLINI A RIMINI

Per conoscere più da vicino il grande regista, che nei suoi cinquant’anni di carriera è stato nominato per dodici volte all’Oscar e ha vinto quattro statuette nella categoria del miglior film in lingua straniera, si può andare alla scoperta dei luoghi a lui cari. A iniziare dalla sua casa natia, in via Dardanelli (non visitabile), dove nacque in una sera di pioggia, tuoni e fulmini. Pochi minuti a piedi e si arriva al cinema Fulgor, all’interno del Palazzo Valloni, con una bella facciata liberty. “Sotto lo schermo c’erano le pancacce. Poi uno steccato, come nelle stalle, divideva i popolari dai distinti. Noi pagavamo undici soldi; dietro si pagava una lira e dieci”. Così Federico descrive il cinema, nel quale vide il suo primo film – Maciste all’inferno – seduto sulle gambe del padre. Ristrutturato, su progetto del premio Oscar Dante Ferretti, ha riportato agli antichi splendori gli stucchi dorati fra le radiche e le tende rosse. Il foyer e le due sale cinematografiche – che non potevano non essere intitolate a Fellini e alla sua Giulietta – riportano alla mente lo stile hollywoodiano anni ’30.

IL CINEMA

Del resto, Fellini più volte ripeteva: «Il cinema mi piace perché col cinema esprimi mentre vivi, racconti il viaggio mentre lo fai. Sono fortunatissimo, anche in questo sono stato portato per mano a scegliere un mestiere che è l’unico mestiere per me, l’unico che mi permetta di realizzarmi nella forma più gioiosa, più immediata».

IL BORGO DI SAN GIULIANO

Ma ovunque si giri, si respira un’aria poetica e cinematografica.  Come nel borgo San Giuliano, l’antico quartiere dei marinai e pescatori, nato intorno all’anno Mille, rievocato ne I Clowns. Un angolo di città quasi nascosto, con le case basse e colorate, addossate le une alle altre, le piazzette e le strade lastricate, che ricorda una piccola Murano. Alle pareti delle abitazioni, ci sono numerosi murales che evocano il mondo sospeso e il percorso cinematografico felliniano, attraverso le scene più famose come “Le notti di Cabiria”, o i personaggi di “La voce della luna”. Al centro s’innalza la Chiesa di San Giuliano Martire, dalla sobria architettura rinascimentale che custodisce, tra le altre opere, una tela di Paolo Veronese. Tutto a ridosso del Ponte di Tiberio, in stile dorico a cinque arcate, eretto sul fiume Marecchia, dove le auto della Mille Miglia sfrecciavano, come raccontato in Amarcord. Vale la pena vederlo al tramonto, quando i riflessi del sole accendono di una luce dorata gli archi che si riflettono sull’acqua.

IL GRAND HOTEL

Poi ci si può spostare verso il mare, dando un’occhiata al Grand Hotel, inaugurato nel 1908, il simbolo della Belle Époque e, per il giovane Fellini, dei desideri proibiti: era la favola del lusso. Vi soggiornava ogni volta che poteva: gli era riservata sempre la suite 316 (a lui tuttora dedicata) e vi alloggiava quando fu colpito da un ictus nell’agosto 1993. Proprio vicino, si trova la famosa macchina fotografica “Fellinia” della Ferrania, che dalla fine degli anni quaranta simboleggia lo sguardo della città sulle spiagge.

IL FELLINI MUSEUM

Non si perda poi una visita al Fellini Museum che si dipana tra Castel Sismondo, rocca malatestiana del Quattrocento dove sono restituite le atmosfere dei suoi film e piazza Malatesta, trasformata nella Piazza dei Sogni, una grande area urbana, con porzioni a verde, arene per spettacoli, installazioni artistiche, un immenso velo d’acqua a rievocare l’antico fossato del castello e una grande panca circolare che, come nel finale di 8½, vuole essere un inno alla vita, alla solidarietà, alla voglia di stare assieme.

Foto Fellini Museum, ph Isa Grassano

IL LIBRO DEI SOGNI

Vale la pena anche fare una passeggiata nel parco intitolato a Federico Fellini con la fontana dei Quattro Cavalli a Rimini, ispirata al classicismo, dalla cui vasca principale sorgono quattro cavalli marini. Al Museo della Città (via Luigi Tonini, 1) si può vedere da vicino il Libro dei Sogni, dove Fellini ha trascritto e illustrato per oltre trent’anni i suoi sogni, materia di ispirazione per le sue pellicole.

IL CIMITERO

Infine, per rendere omaggio al Maestro, si può andare al Cimitero Monumentale. È sepolto in una tomba sormontata da una scultura in bronzo di Arnaldo Pomodoro, raffigurante la prua di una nave che ricorda il transatlantico Rex in Amarcord.

Info: https://www.fellinimuseum.it/

 

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