Viaggio in Tanzania, pensando a “butterfly”…
Ero seduta nella mia poltrona preferita, accanto al camino, cercavo di leggere un libro, ma ero pensierosa e assorta. Avevo momenti di lucidità e altri di assoluta indifferenza. Dovevo partire con Giorgio, mio marito, per una vacanza in Tanzania, già pregustavo la bellezza del mare e i bagni che avremmo fatto baciati dal sole africano.
Mancava poco più di un mese alla partenza e da un lato mi dispiaceva lasciare Paolo, il mio amante. Il problema era che sentivo di amarli entrambi, chi per un motivo, chi per l’altro. Mai mi era successa una cosa simile. Con Giorgio ero sposata da cinque anni e tutto filava a meraviglia, ma quando incontravo Paolo erano scintille e fuochi d’artificio. Mi faceva letteralmente girare la testa. Ero disinibita e non pensavo ad altro che al sesso, mi lasciavo andare… ero persa in un turbinio di emozioni, pronta a esaudire tutte le sue richieste perverse. Quel ragazzo era una calamita per me, passavamo momenti dolci e deliziosi, ma anche carichi di un erotismo senza uguali. Sapeva toccare le corde giuste e mi concedevo a lui in maniera totale, ubriaca folle di passione…a stento riuscivo a trattenermi.
Con Giorgio era tutto molto tradizionale, fuori dal letto sembrava non si potesse nemmeno darsi un bacio, invece con Paolo avevo riscoperto il gusto della trasgressione. Ricordo quando eravamo in un bar a prendere un caffè, faceva freddo ed eravamo tutti incappottati. Mentre il barista ci porgeva le tazzine sentii la sua mano slacciarmi i jeans e infilarsi nelle mie mutandine, mentre sorseggiavamo il caffè mi toccava il clitoride, ero eccitata e cominciavo a essere bagnata, doveva smettere altrimenti il problema era riuscire a trattenersi, cosa non facile per me, riuscivo a raggiungere l’orgasmo in poco tempo, per questo ero molto invidiata dalle mie amiche nelle nostre chiacchiere settimanali. Non smise ed ebbi un orgasmo in piedi, appoggiai tremante la tazzina sul piattino e bagnai la sua mano.
Il barista intanto si era spostato dall’altra parte del banco a servire altri clienti. Nessuno si era accorto di niente, era questo tipo di complicità che ci univa maggiormente, una scarica di adrenalina pura, una dietro l’altra. Come quella volta al ristorante. Aveva prenotato un tavolo in un locale carinissimo, dove una sala era riservata alle coppie. I tavoli erano separati da paraventi che permettevano sì la vista ma con molta discrezione. Fin qui nulla di strano o di speciale.
Paolo mi aveva fatto indossare, sotto l’intimo, “butterfly”, un “giochino” molto particolare. A forma di farfalla, si mette come una normale mutandina, però ha una caratteristica: vibra. In pratica un vibratore, come se non bastasse, comandato a distanza. Naturalmente era Paolo a decidere quando era il momento opportuno per farmi subire un simile “supplizio”. Quando il cameriere portava i piatti nei tavoli vicini Paolo attivava il meccanismo e “butterfly” silenziosamente iniziava il suo sfregamento contro il mio clitoride.
Se da una parte era un’azione piacevolissima e di piacere, dall’altra mi creava un certo, comprensibile, imbarazzo…ma era tutto programmato, e dopo le prime volte non mi feci più nessun problema, riuscendo a raggiungere l’orgasmo più volte nella stessa serata, diciamo… tra una portata e l’altra. Avevamo avvicinato i nostri visi e Paolo mi sussurrava paroline dolci e altre più “esplicite”, in quel momento “butterfly” era meravigliosa e stavo per andare nuovamente in estasi, gli occhi erano socchiusi quando vidi la faccia stranita del cameriere, venuto a ritirare i piatti. Si ritrasse all’istante e sono sicura che si domandò cosa diavolo mi stesse dicendo Paolo, per essere così “presa” dalle sue parole. Anche lui era visibilmente eccitato, sfioravo i suoi jeans e lo sentivo arzillo e pimpante, avrei voluto tirarlo fuori e riempirlo di baci, fossimo stati soli l’avrei fatto sicuramente…e lui avrebbe gradito… ne sono più che sicura. Pagò il conto e ci avviammo alla macchina nel parcheggio.
C’erano altre tre macchine oltre alla nostra, ed erano molto distanti. Ci bastò un’occhiata…ci infilammo nel sedile posteriore. Mi baciò sulla bocca, mi misi cavalcioni su di lui, tirai su la gonna e sentii il suo cazzo premere sulla mia figa bagnata. Si tiro giù i jeans e i boxer e liberò finalmente il suo uccello, non mi tolsi neppure le mutandine, le scostai quel tanto assieme a “butterfly” per permettergli di entrare in me…fu delizioso e iniziai la mia cavalcata…era una posizione ideale e “totale”. Paolo mi baciò i capezzoli, io misi le mie mani tra i suoi capelli, lo spettinai mentre mi toccava il clitoride, ma lo pregai di smettere subito tanto era diventato sensibile…mi muovevo lentamente facendogli assaporare il mio corpo di donna, mi sentiva femmina e femminile in quel momento…stavo godendo di nuovo…sììì cosììì non fermarti…mi accasciai su di lui fremendo, la mia schiena era pervasa da brividi… sentivo il suo liquido bagnarmi le cosce…ci baciammo incuranti di ciò che ci stava attorno. Era una stupenda serata cosparsa di stelle.
Non so cosa sarebbe successo se Giorgio avesse scoperto la mia relazione extraconiugale, e non osavo nemmeno pensarlo. Quel che è certo è che non potevo fare a meno di incontrarmi con Paolo, era la mia “droga”, colui che mi aiutava a superare i momenti bui esistenziali. Con lui ero un’altra donna, solare, espansiva e piena di voglia di vivere. Proprio l’opposto di quando introducevo la chiave nella porta di casa. M’intristivo e mi rabbuiavo, adducendo scuse banali per non fare sesso con Giorgio. Non riuscivo a capire bene cosa mi stava succedendo. Un giorno, vedendomi svogliata e persa, mi fece la classica domanda: “cara, hai un altro?”. Volevo rispondergli di sì, che mi vedevo con un altro uomo ed ero felice con lui, ma non volevo ferirlo, in fondo non se lo meritava, era un buon marito, se così si può dire, ma vuoto, nei contenuti e nella fantasia. Addossai la colpa al lavoro, alle difficoltà quotidiane nell’andare avanti, che altro potevo fare?
Al mio finto naturale stupore iniziale e diniego successivo mi abbracciò e mi baciò sulla bocca, sentivo il sapore del whisky appena bevuto, mi portò nella camera da letto e facemmo l’amore. Senza preliminari e senza preamboli, come l’avevamo sempre fatto. Non passavano mai più di dieci minuti, dall’inizio alla fine. Poi si alzava e andava in bagno a lavarsi, io rimanevo sotto le lenzuola col magone e il mio pensiero correva a Paolo, a quando mi abbracciava e mi coccolava una volta finito. Arrivò il giorno della partenza per la Tanzania, vivevo un insieme di emozioni, il dispiacere di non vedere Paolo e allo stesso tempo la gioia di poter dedicare tutto il tempo a Giorgio, in un luogo magico.
La vacanza trascorse a meraviglia, ma al ritorno morivo dalla voglia di riabbracciare Paolo…
Con la sua penna audace e raffinata, Rosa Piccante è autrice di intriganti racconti legati al viaggio che non sfociano mai nella volgarità. Passione e desiderio si intrecciano in trame coinvolgenti, esplorando l’intimità con eleganza e profondità. Ogni parola è un invito a scoprire nuovi mondi di piacere, dove l’emozione si fa carne e l’immaginazione non ha limiti.