Un invito per piacere alla mia amica
Avevo accettato l’invito per fare piacere alla mia amica, avevo un debito nei suoi confront ed era l’occasione giusta per farlo. C’era anche una sorta di curiosità e per passare una serata diversa dalle solite.
La mia relazione precedente era miseramente fallita da un paio di mesi e faticavo a riprendere il mio consueto slancio, che solitamente avevo.
Arrivò la serata dell’appuntamento. Non mi aspettavo nulla di che, comunque avevo indossato quell’abito che mi piaceva e mi donava un’aria molto giovanile, un tubino corto nero, una spanna sopra il ginocchio. Metteva in risalto le mie gambe abbronzate e la generosa scollatura valorizzava i miei seni. Avevo voglia di fare, come si dice, una buona impressione. A giudicare dalla prima occhiata che mi diede il mio “compagno d’avventura” avevo fatto centro.
Eravamo, noi due, in quella delicata situazione in cui si fa da “spalla”, per non dire altro, coprire l’uscita della mia amica agli occhi del marito senza farlo insospettire. Se non ci si aiuta tra amiche…
Io e la mia amica, ci sistemammo nei sedili posteriori della cabrio, e ci avviammo su verso la collina, il vento ci scompigliava i capelli e ci metteva allegria. Anche la musica era azzeccata, un misto di jazz e blues, musica calda, dalle note soffuse, lasciava spazio anche alla conversazione. In fondo ci dovevamo conoscere e renderci conto se la serata sarebbe stata piacevole e brillante, oppure come accade spesso, una cocente delusione.
Non era tempo di altri fiaschi e in tutta sincerità ero anche un po’ scocciata da questa mia situazione, avevo voglia di rifarmi e divertirmi.
Senza essere troppo impegnata con questioni di cuore che alla fine mi ferivano e mi facevano soffrire. Decisi che, se mi fossi trovata in sintonia, un pensierino potevo anche farcelo.
Nell’insieme non era neanche male, sebbene avesse una quindicina d’anni più di me. Il capello lungo e brizzolato denotava una voglia interiore di giovinezza, certo la linea non era più quella di un ventenne, d’altronde anch’io mostravo qualche cedimento qua e là, ma nel complesso avevo ancora un bel paio di tette e il lato b non era affatto male, visto i complimenti che ricevevo ogni giorno da aspiranti conquistadores. Arrivammo al ristorante e dovemmo formare le coppie, in questo caso è meglio sedere uno di fronte all’altro o di fianco? A mio avviso era meglio fianco all’altro, così facemmo. Avevo modo così di “stuzzicarlo” alzando leggermente la gonna e mostrandogli le mie gambe abbronzate, oppure sfiorarlo ingenuamente, si fa per dire, al termine di una battuta o di una risata. La mia amica e il suo compagno non avevano di questi problemi, anzi, conoscendola, sapevo già che si sarebbe spinta anche oltre al leggero contatto. Erano già una coppia affiatata nel sesso. Lei era molto soddisfatta delle sue, chiamiamole prestazioni, pure lui lo vedevo molto preso e interessato all’argomento. Ordinammo piatti leggeri a base di pesce, per vino, bollicine, rosé per la precisione, amo questo tipo di vino, mi mette allegria e lo preferisco ai vini rossi, quelli importanti, per intenditori…
Dopo qualche calice la discussione scivolò amabilmente sul sesso.
Si parlava della differenza nell’approccio tra maschietti e femminucce.
Facemmo notare che ai maschi interessa la solita cosa, noi donne siamo più complicate e a volte restie a concederci, ma quando decidiamo non ci sono santi che tengono. Una cosa mi colpì, detta dal mio amico d’avventura, per lui il gesto più erotico in un rapporto era il bacio in bocca. Non che disdegnasse tutto il resto, anzi, nel nostro dialogare mi fece capire che aveva molto rispetto per la donna e non era per niente egoista.
Gli chiesi cosa intendeva dire con un’affermazione di quel tipo. Lo potevo intuire, certo, ma volevo sentirmelo dire da lui. I nostri amici li avevamo ormai persi nelle loro effusioni clandestine sotto il tavolo, sapevo che Giulia, la mia amica, stava sicuramente sottoponendo il suo uomo a una dura resistenza ormonale, infatti gli aveva appoggiato la mano sul membro, strofinandolo leggermente, ovviamente lui stava rispondendo nel migliore dei modi, ma la location non permetteva di andare oltre.
Quando la vidi sospirare capii che lui le aveva infilato la mano in mezzo alle gambe. Avevamo avuto cura nel scegliere il tavolo più distante per avere maggiore privacy, e questo giocava a nostro favore. Il tavolo era situato all’aperto, coperto dalle fronde di un grande albero, noi riuscivamo a vedere perfettamente se i camerieri venivano verso noi, Giulia e il suo amico davano le spalle alla sala, in caso d’emergenza avremmo potuto avvertirli immediatamente.
Tornammo a noi due. La discussione si faceva interessante. Riuscì quasi a convincermi sul bacio, ma quando mi disse che era un amante e cultore del cunnilingus un brivido mi pervase la schiena.
Santo cielo, sta a vedere che ho trovato la persona che mi fa impazzire proprio con ciò che desidero di più. I precedenti compagni mai mi avevano fatto raggiungere l’orgasmo completo con questa nobile pratica. E sì che ne ho avuti. Trovavo interessante anche il suo modo di parlare, con molti doppi sensi, certo, ma mai volgare, anzi pungente. Alzai leggermente la gonna mentre divaricavo le gambe verso di lui, dall’occhiata apprezzò molto. Appoggiò una mano sulla mia gamba e mi chiese che musica ascoltavo solitamente. La sua mano era calda, più del normale, e glielo feci presente. La risposta fu pronta: se hai bisogno di massaggi alla schiena non farti scrupoli nel chiedermelo. La musica che preferisco, gli dissi, è quella dei cantautori italiani, subito dopo il rock e il blues. Mi propose di ascoltarla in macchina, accettai. Lasciammo soli i nostri amici, ma erano talmente assorti a rispecchiarsi negli occhi che a malapena ci salutarono.
Nel sedermi la gonna si alzò parecchio, in qualche modo cercai di favorire il movimento. Sono convinta che riuscì a vedermi le mutandine. La musica iniziò a girare e attaccò un pezzo di chitarra blues, lui mi cinse con una mano il collo e si avvicinò alla mia bocca, stranamente non opposi alcuna resistenza. C’era feeling tra noi. Mi baciò a lungo, in bocca e poi sul collo, la sua mano scivolò lungo i miei fianchi, sentivo che stavo per cedere alle lusinghe di un uomo appena conosciuto. Aveva qualcosa di magnetico. Quando mi sfiorò le mutandine ebbi un sussulto. Prima d’ora non mi era mai successo una cosa simile, di abbandonarmi con voluttà quasi totale al primo incontro, non volevo pensasse di me che sono una così facile, ma temevo smettesse, mi sentivo eccitata e piena di vita.
Le sue dita si muovevano toccando i tasti giusti, mi aveva inchiodata al sedile e mi sentivo tutta bagnata e già pregustavo il seguito…
Non fu colpa sua, arrivarono i nostri amici dal ristorante con una sonora risata che ci riportò in sesto.
Nel salutarci ci scambiammo i numeri del cellulare…per un prossimo incontro.
Con la sua penna audace e raffinata, Rosa Piccante è autrice di intriganti racconti legati al viaggio che non sfociano mai nella volgarità. Passione e desiderio si intrecciano in trame coinvolgenti, esplorando l’intimità con eleganza e profondità. Ogni parola è un invito a scoprire nuovi mondi di piacere, dove l’emozione si fa carne e l’immaginazione non ha limiti.