Rosa Piccante in viaggio verso la laguna veneta, alla scoperta di Burano
L’avevo conosciuto chattando in un blog. All’inizio le solite cose, come stai, cosa fai, cosa ti piace, la musica, i film, i viaggi. Insomma, il solito binario di domande e risposte scontate. Tanto per vedere se gli interessi sono comuni o meno. Poi la sua richiesta: “Ti va se parliamo di sesso?” Mio caro, sfondi una porta aperta… Quale altro argomento può interessarmi di più? L’arte, la cucina, la musica, tutte cose meravigliose, ma se mi togli il sesso perdo la mia proverbiale allegria. E parliamone, vediamo a che punto sei. In questo settore riesco a “battezzarti” subito.
“Cosa ti piacerebbe ti proponesse il tuo ragazzo, una serata romantica o un viaggio d’avventura?” Logico tutti due, prima uno poi l’altro.
Non dovevamo parlare di sesso?
“Ti piace prendere l’iniziativa o preferisci sia lui a fare il primo passo?”
Questa va già meglio. Di solito ho sempre aspettato il primo passo di lui, tranne un paio di volte quando mi sono dovuta decidere nel prendere il comando, visto il persistere di una latitanza imbarazzante. In entrambi i casi non andò benissimo, troppo inesperti e timorosi. No, mi piacciono di più quelli che manifestano subito le intenzioni giuste. Con garbo ed eleganza, ma decisi. “Ti piacerebbe farlo in tre?” Ahi, non siamo neanche partiti e tu vuoi “dividermi” già con un altro, uhhmmm.
“Ti piace giocare con i sex toys?” Certo che mi piace, soprattutto quando sono davanti al computer e la mia mente vola verso altri lidi, e fantastica di essere baciata da un ragazzo conosciuto poco tempo prima. Lì scatta qualcosa, dimentico mouse e tastiera e mi abbandono ai sogni erotici.
Il mio pseudo rossetto inizia a vibrare, a emettere onde dolci e romantiche, le gote s’imporporano e la mia fighetta inizia a bagnare.
Il mio clitoride, umido della mia saliva, s’indurisce, somigliando sempre più a un minuscolo cazzo e in pochi minuti raggiungo l’estasi, sprigionando tutto il mio piacere in un urlo gutturale.
Queste prime risposte hanno già fatto un bell’effetto sul mio amico blogger. Che incalza. “Io sono un amante del lato “b”, mi piace leccarlo, baciarlo e succhiarlo, fino a farti provare il massimo del piacere”.
Ecco, direi che ci siamo, stai andando nella direzione giusta. In effetti, questa pratica non è da tutti, ma a me piace un casino essere baciata anche lì, il piacere si trasmette con la velocità della luce alla mia figa, che inizia a bagnare e avere voglia di essere presa con decisione. Senti, bando alle ciance, fammi un’altra domanda. Puntuale arriva: “Perché non ci vediamo per un caffè?” Per caso domani nel pomeriggio, stacco alle 16 e ci troviamo in quel bar del centro, sotto la torre. Non ti puoi sbagliare, c’è solo quello. Rientro a casa con uno strano senso di eccitazione, Nicola mi sembra abbastanza “in palla” e non desideroso di scorciatoie, come piace a me, meglio vedere subito se si può andare d’accordo su certi argomenti.
Sono sotto la doccia e il vapore annebbia, oltre al box, anche la mia mente, mi abbandono e la mia mano scivola dolcemente tra le mie gambe, mi accarezzo il monte di Venere e poi il mio bottoncino, sono appoggiata alla parete a gambe leggermente divaricate, socchiudo gli occhi e mi tocco… piano, apro dolcemente le grandi labbra e infilo un dito nella mia figa, sono bagnata e eccitata, vorrei altro in questo momento…
L’acqua scivola dolcemente sul mio corpo, stacco il doccino e me lo porto davanti al clitoride, aumento il getto d’acqua, mi faccio “massaggiare” e in breve esplodo in un copioso orgasmo. Penso a Nicola. Di persona non l’ho ancora visto, ma dall’immagine che mi trasmette su skype mi sembra un bel ragazzo. Vado a letto con pensieri positivi, e già questo non è male.
Mi alzo con un leggero mal di testa, la notte è stata alquanto agitata.
Dopo il primo caffè sto già meglio e sono pronta per uscire. Passo davanti allo specchio, una sistemata ai capelli e ritocco il rossetto, di un colore tenue, tendente all’arancio. Non voglio sembrare troppo aggressiva, anche se lo sono. Al lavoro le solite beghe, fatture, creditori che non pagano, ah dimenticavo, sono ragioniera in una ditta di pneumatici, contornata da uomini che non vanno troppo per il sottile nel fare i complimenti, quindi sono abituata anche a un certo tipo di linguaggio, diciamo maschile. In pratica sono la “confidente” della maggior parte di uomini che capitano in ufficio. Ne ho sentite come si dice, di cotte e di crude, e ho sempre più la convinzione e la consapevolezza della debolezza maschile, altro che sesso forte. A parte qualche eccezione, quasi tutti dipendono in toto dalle loro fidanzate e mogli. Io lo devo ancora trovare uno che mi “doma”, visto il carattere che mi ritrovo, ci vorrebbe un domatore coi fiocchi. Intanto aspetto. Sono in ritardo di un quarto d’ora per il caffè. Nel bar noto Nicola seduto al tavolino, quando mi vede mi viene incontro e mi saluta abbracciandomi e baciandomi sulle guance. “Ciao, che piacere conoscerti”, il piacere è reciproco, mio caro. E’ anche un bel ragazzo, fisico possente, spalle larghe e occhi che parlano. La calvizie incipiente non pregiudica il suo bell’aspetto. Parliamo di musica e film, di libri e di viaggi, ma poi il discorso cade inevitabilmente sul sesso. Del resto siamo qui per questo. Nicola ha una vena fin troppo romantica, di questi tipi non mi fido mai completamente, tutte le volte che mi sono trovata a sentire frasi tipo: “Mi piacerebbe avvolgerti in un velo in riva al mare e poi srotolarlo lentamente e svelare la tua femminilità poco a poco…”, mi sono dovuta scornare con ragazzi poco affidabili, tipo “marinai”. Nicola non si era spinto a tanto. Parlavamo della differenza tra sesso e amore, se uno poteva essere “slegato” all’altro.
Tutti e due eravamo concordi nel dire che l’amore è una cosa, il sesso un’altra. Si può fare sesso senza amore, ovvio, ci vuole attrazione fisica, e rispetto l’uno per l’altro. Mi piaceva parecchio, anche per i suoi modi garbati e gentili. “Perché non passiamo un weekend a Burano, nella laguna veneta?”. Ottima idea, ci organizziamo per questo o per il prossimo, quando sei libero? “Io anche questo”. Prendiamo accordi per la partenza, mancano appena due giorni. In macchina da Bologna ci vorranno un paio d’ore. Sabato. Dopo una serie di traghetti l’arrivo sull’isola. Mi ero sempre fermata a Venezia, senza mai approfondire la visita alle sue isolette, Nicola invece quando poteva aveva fatto di Burano la sua meta prediletta. Lo rilassavano i colori delle case, i panni stesi ad asciugare, l’aria festosa che si respirava tra le sue calli e campielli, e i tramonti infuocati a pelo d’acqua. Rimasi sorpresa da tanta bellezza, aveva ragione. Prendemmo alloggio in un b&b ristrutturato recentemente. La finestra della camera era rivolta a ovest, si poteva ammirare lo spettacolo della laguna e del tramonto. Ebbi il dubbio che avesse portato altre amiche in quel posto. Mi tese la mano e mi portò alla finestra, il mare era un arabesco disegnato dalla trama della tendina. Mi abbracciò e mi baciò.
Ben presto le sue mani si posarono sui miei seni, con carezze delicate, io potevo sentire il suo rigonfiamento premere sul mio ombelico. Diavolo… era già pronto. Mi sentivo già bagnata. Mi sbottonò la camicetta e la gettò sulla sedia, sganciò il reggiseno e me lo tolse. Baciò e succhiò i miei capezzoli lentamente, poi mi slacciò i jeans, le mutandine facevano capolino sotto la cerniera. Si sfilò la maglia e rimase a petto nudo, aveva dei pettorali di tutto rispetto, con muscoli guizzanti, anche i jeans scesero a terra, il suo cazzo stava per scoppiare dentro i boxer, con cura lo liberai e lo presi in mano, era di notevoli dimensioni. Lo feci sedere nella poltrona e mi inginocchiai davanti a lui, con una mano soppesai le sue palle e con l’altra lentamente lo scappellai, la mia lingua disegnava dei cerchi sulla sua cappella, dall’espressione sembrava gradire molto il mio tipo di “massaggio”. Dalle gocce che scendevano dalla mia figa sentivo che non avrei potuto aspettare ancora molto… si alzò e mi stese sul letto, mi sfilò jeans e mutandine in un unico gesto, rimasi lì a gambe aperte, con la mia figa in bella mostra, in un attimo la sua lingua si impossessò del mio clitoride, gonfio e eccitato, lo succhiava con una maestria tale che in breve il mio liquidò bagnò la sua lingua. Ero in preda a fremiti di piacere. Ero sul bordo del letto e mi fece appoggiare le gambe sulle sue spalle, poi iniziò a leccarmi il buchetto dietro, infilando con forza la sua lingua nell’orifizio, non capivo più niente, lo succhiava e lo ciucciava facendolo dilatare, sapevo (dalle nostre conversazioni in chat) a cosa voleva arrivare.
Infilò un dito dentro mentre continuava a eccitarmi il clitoride, il mio respiro si fece più affannoso, con una contrazione strinsi il suo dito dentro e arrivai all’orgasmo. Mi rilassai e lui con molta delicatezza mi accarezzò il monte di Venere e i seni, con i capezzoli eretti. Poi si alzò in piedi e puntò il suo uccello verso la mia figa, lo stava aspettando in un lago di umori. Lo mise dentro, io agitai il sedere verso di lui, facendolo entrare nel “paradiso” di entrambi. Non vi erano dubbi in quanto al feeling tra noi, da subito si era innescata una complicità positiva, dovuta all’attrazione reciproca. S’inumidì un dito con la saliva e lo passò sul mio buchetto, poi puntò il suo cazzo verso il mio culo, bagnato e dilatato da un misto di saliva e dei miei umori vaginali, lo spinse dentro con molta cautela, misurando con cura la consistenza delle bordate, mi chiese di toccarmi il clitoride e il piacere aumentò. Vedendomi presa dall’eccitazione spinse più forte e dopo una piccola resistenza, entrò tutto in me. Era un piacere diverso, ma godevo come non mai, quando si ritraeva ero io ad andarlo a cercare, le mie gambe si erano avvinghiate al suo collo e non smettevo di titillarmi il clitoride. Con lui tutto dentro contrassi i muscoli e lo sentii spandere il suo seme. Ero esausta. Seguirono coccole infinite, tra baci, sospiri e carezze. Si era fatto tardi, aprendo la tenda, rimanemmo estasiati nel vedere il sole che si andava a nascondere dietro l’orizzonte del mare…
Con la sua penna audace e raffinata, Rosa Piccante è autrice di intriganti racconti legati al viaggio che non sfociano mai nella volgarità. Passione e desiderio si intrecciano in trame coinvolgenti, esplorando l’intimità con eleganza e profondità. Ogni parola è un invito a scoprire nuovi mondi di piacere, dove l’emozione si fa carne e l’immaginazione non ha limiti.