Un ardito viaggio in Umbria, tra storia, natura e desiderio
Ho sempre avuto le mie belle beghe, sempre indecisa su chi scegliere, una volta per sempre. Le amiche mi rimproveravano su questo: “Non puoi tenere i piedi sempre in due staffe”. Che ci potevo fare se li amavo entrambi, uno compensava le mancanze dell’altro. Insieme formavano una gran bella coppia. Quando avevo voglia di coccole e tenerezze uscivo con Giancarlo, quando invece volevo fare sesso “a modo mio”, allora telefonavo a Matteo. Giancarlo era dolce, pieno di attenzioni nei miei confronti, fare l’amore con lui era qualcosa di mistico, quasi in punta di piedi, non mi potevo aspettare una prestazione “selvaggia” da lui, ma in quanto a coccole non lo batteva nessuno. Amava prendermi da dietro, e allo stesso tempo massaggiarmi la schiena, era molto rilassante.
Il discorso cambiava radicalmente quando sceglievo di incontrarmi con Matteo, nel suo loft in centro a Milano. Non facevo tempo a entrare che subito avevo le sue labbra incollate alle mie. Ci trascinavamo in quella posizione fino al divano, poi ci buttavamo giù e iniziavamo a spogliarci, in meno di cinque minuti eravamo nudi. Mi piaceva mordere i suoi capezzoli, e a lui gradiva parecchio, me li faceva strizzare fino alla soglia del dolore, poi li succhiavo come fossero due biberon. A quel punto iniziava a tremare di piacere. Matteo era un perverso nato. Quando facevo pipì non voleva che mi lavassi, diceva che amava sentire il mio sapore, e quando facevamo la doccia si metteva in ginocchio e gliela facevo sul petto, voleva vedere il mio getto dorato mentre usciva dalla mia farfallina. A parte questo, era un amante eccezionale, mai stanco e mai domo, oltre ad essere particolarmente dotato proprio lì. Quando uscivo dal suo loft ero in uno stato di ebbrezza confusionale dovuta al sesso, se mi avessero fermato e fatto soffiare nell’alcol test penso che avrei sballato i valori. Dall’ultima volta che c’eravamo visti erano trascorsi un paio di giorni, e il ricordo mi procurava ancora dei brividi lungo la schiena.
Giancarlo mi chiese di trascorrere un weekend con lui in un piccolo borgo dell’Umbria. Poiché Matteo era fuori per lavoro accettai. Mi passò a prendere verso le tre di un venerdì. Caricai i miei pochi bagagli e partimmo. Non ero mai stata a Montefalco, in un paio d’ore giungemmo a destinazione da Viterbo, la nostra città. Una volta arrivati, Giancarlo ebbe cura di farmi da guida. La cittadina umbra per la sua posizione è denominata “Ringhiera dell’Umbria”, ha un aspetto medievale ed è rinomata per gli affreschi delle sue chiese, che ne fanno un centro d’arte umbro e toscano di grande importanza. Visitammo il piccolo centro storico, con la piazza del Comune, che rappresenta il centro della vita cittadina, in cui si trovano il palazzo Comunale, col portico 400centesco e l’oratorio di S. Maria in Piazza, di origine duecentesca. Facemmo un po’ di shopping, non si poteva partire senza aver acquistato almeno un Tessuto Artistico Umbro, l’eccellente olio extravergine d’oliva, di cui il borgo va giustamente fiero, e il non meno famoso vino Sagrantino di Montefalco, un rosso di origini nobili e antichissime, prodotto anche passito.
Ci fermammo in un bar per bere un caffè, eravamo in piedi vicino al banco e Giancarlo con molta nonchalance sfiorò il vestito all’altezza della mia farfallina, premette più forte la sua mano, appoggiai sopra la mia per farlo desistere. “non qui ti prego, sai cosa mi succede dopo, mi sento tutta bagnata e stento a trattenermi”. Scendemmo lungo una via che dalla piazza conduce a un punto panoramico sulla valle del Topino e la piana del Clitunno. L’aria era frizzante e mi fece rizzare i capezzoli, Giancarlo se ne accorse subito e infilò la mano sotto la camicetta. Li carezzò e li scaldò, allo stesso tempo sentii un brivido in mezzo alle gambe, avevo voglia di fare l’amore, subito. Trovammo una panchina, lui si sedette, io mi misi cavalcioni su di lui.
Ci guardammo intorno, non c’era nessuno, il piazzale panoramico era deserto. Sentii il suo cazzo premere sulle mie labbra, nel frattempo diventate umide e vogliose, un brivido percorse per intero la mia schiena, lui si slacciò la cintura dei pantaloni e li abbassò quel tanto per tirar fuori il suo uccello. Me lo sfregavo sul clitoride e il desiderio aumentava, sentivo la mia figa bagnata, finché lui scostò le mutandine con due dita e diede inizio al balletto. Mi misi comoda con tutto il suo cazzo dentro, mi muovevo lentamente quasi ad assaporare l’evento, non mi sarei aspettata da Giancarlo tanto ardore e tanto ardire. Con un dito accarezzava il mio rigonfio bottoncino, l’altra mano la teneva premuta sulla mia schiena, spingendomi contro il suo uccello. In poco tempo, pur con questi movimenti blandi, riuscii a raggiungere un orgasmo copioso.
Socchiusi gli occhi e lo baciai sul collo e sulla bocca, questa volta mi aveva piacevolmente stupita…
Con la sua penna audace e raffinata, Rosa Piccante è autrice di intriganti racconti legati al viaggio che non sfociano mai nella volgarità. Passione e desiderio si intrecciano in trame coinvolgenti, esplorando l’intimità con eleganza e profondità. Ogni parola è un invito a scoprire nuovi mondi di piacere, dove l’emozione si fa carne e l’immaginazione non ha limiti.